Anonymous.

E dopo tanto tempo, eccomi qui. Nuovamente seduta e non proprio comoda, davanti lo schermo di un computer a scrivere del tutto e del niente. Sono successe molte cose e tutte queste cose insieme hanno girato intorno alla sottoscritta come un tornado, senza darmi il tempo di respirare. Non so nemmeno perché sto scrivendo di questo, ma ne sento la necessità. Come se lo scrivere, nero su bianco, fosse il mio solo modo di urlare. Vorrei tanto farlo. Uscire di casa, correre fino alla cima di una collina o semplicemente in un posto isolato, e urlare. Incamerare tutta l’aria che i miei polmoni possono contenere e far sì che tutto ciò che ho dentro esca. Solo un grido, ma chiaro. Limpido a me, che di chiarezza ne ho davvero poca. In ordine, come se ci potesse essere ordine, nella mente confusionaria di una strizzacervelli con la laurea in mano, che non fa altro che scrivere o desiderare di farlo. Ma sono la prima ad avere difficoltà nell’ultimo periodo, come se il pensiero di stendere su un foglio di carta le parole, queste diventassero lo specchio personale di una coscienza che non accenna al silenzio. E Lei parla, dice tante cose in troppi giorni e in pochissimo tempo; Lei sussurra di cose che preferirei non sentire, ma solo perché la realtà fa più male dei sogni. Per un attimo ho ripreso a sorridere. Per un attimo ho sorriso serena il giorno in cui ho portato a termine un corso di studi che di soddisfazioni non me ne dava più. Ho sorriso perché ho realizzato, alla sera, lontano da tutto e tutti, che ho mantenuto la promessa.

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Ho mantenuto la promessa che ti avevo fatto quel giorno, ricordi? Avevo detto che avrei studiato per te, che qualunque cosa fosse successa, avrei studiato per capire cosa ti affligge tanto, e che in un modo o nell’altro da te sarei tornata. E torno ogni volta, anche se non ti parlo con la frequenza di tanto tempo fa, non ho dimenticato. Come poter dimenticare il regalo più bello che mi sia mai stato fatto. Volevo scappare, ricordo, da quel posto che per te è sempre stata una casa; avevo giurato a me stessa che non avrei mai e poi mai messo piede lì dentro, ancora una volta: e invece mi ritrovo più a pentirmi di quelle stesse parole, perché darei qualunque cosa per rivederti almeno una volta ancora, per guardarti negli occhi e dirti che sì, ce l’abbiamo fatta. Insieme, siamo arrivati ad uno dei tanti traguardi che supereremo insieme. E vorrei essere lì, per dirti che verrai con me per le strade di Parigi, in giorni di festa. E vorrei essere lì con te, per chiederti perdono, se nonostante la gioia di quest’attimo, io senta le forze mancare e la stanchezza di dovermi rialzare ogni volta. Perché forse di essere felice non mi è concesso, come se venissi punita per aver osato sorridere o addirittura credere di poter aver raggiunto una certa tranquillità. Forse non è così che deve andare. Forse non merito di stare in piedi, a testa alta, tra studio e lavoro, tra amore e amicizia. Forse non merito tutto questo. Ma tu sì, meriti di sapere che al di là dei miei errori, al di là dei miei fallimenti e le continue mortificazioni, tu meriti di sapere che c’è una donna che ti ama più di chiunque altro abbia mai amato. Meriti di sapere che camminerò su questo sentiero sempre, senza voltarmi indietro, per andare avanti, assieme a te piccolo uomo, mano nella mano… consapevole del fatto, che Qui siamo solo noi, un caleidoscopio di eterne emozioni.