Eppure alla fine la decisione è stata presa, ed io continuo a non trovare il coraggio di dire alcune cose, guardando la persona interessata negli occhi. E’ più forte di me, forse non riesco a fare tutto questo perché ho paura di perdere quella corazza che lentamente sta sgretolandosi, ma che nervosamente voglio sempre tenere con me, per non lasciarmi andare fino in fondo. Per paura di precipitare nel vuoto, un’altra volta, senza più barriere erette per proteggermi dai graffi e dal dolore. Forse lo faccio perché inconsciamente so benissimo che le cose andranno bene e che tutto quello di cui ho bisogno è stato racchiuso in quattro giorni, all’interno di uno scrigno chiamato Parigi. Un nome, un programma: certo. Come potrebbe non esserlo una città come Parigi, la capitale di Francia, la città dell’arte, la città fatta di vie così piccole ed intricate che stringono in gola sino a far mancare il fiato, con il solo scopo di far innamorare. Scrivo quindi, un po’ per codardia, un po’ perché è la sola cosa che credo – perdonate il peccato di modestia – saper far meglio. Non ricordo il giorno in cui ho realizzato di amare questa città così tanto da perdere la testa; ma non ho perso solo la testa, per Lei ho perso il cuore. Ho, come Dorian Gray, venduto la mia anima al Diavolo, considerando le sue finestre, i suoi monumenti, i suoi odori, la casa dei sogni. La dimora alla quale fare ritorno, giurandole fedeltà assoluta. E’ un continuo rinnovamento della promessa, il mio mettere piede in Lei, guardandola dal basso della mia persona, sorridendo ogni volta che percepisco la mia presenza, nel mezzo del suo centro. L’amo dall’inizio, l’amo da sempre. Come se Lei avesse scelto per entrambi, come se fosse il nostro destino … quello di esistere l’una per l’altra e la sensazione di casa, di sentirmi al sicuro, è stato qualcosa di corrosivo: piacevolmente si intende. Con questo viaggio, sì – proprio a te parlo – ho preso la mia decisione. Sempre ignara e stupida bambina che pensa troppo, sebbene l’istinto sia la sola voce che ascolto dal mattino alla sera. Ho camminato, con te al mio fianco, per le strade della mia città, a mente sgombra, come se in quegli attimi ci fossimo solo noi due, senza terzi in comodo. E so, che forse, magari perché si è agli inizi di tutta questa nuova avventura, qualche scomoda presenza ancora aleggerà intorno, ma non importa. Ecco, non mi importa di niente, non mi importa di nessuno. In regalo, per un percorso difficile pieno di ostacoli, ho ricevuto il sogno più grande, la possibilità di toccare la città dei sogni, realizzando che esiste, che io sono Lei e Lei è me, in qualche modo bizzarro … e ancora Tu, che non hai idea della pace che mi hai donato, grazie per aver fatto in modo che tutti i miei desideri diventassero realtà. Ma ancora c’è il sentirsi come una bambina spaesata, come se tutto fosse rosa e fiori, e nel ricordo di quei giorni, oramai passati, seppur presenti, chiedo di perdonarmi – sì, perdonatemi – se per questa notte gioisco e sorrido ancora, al pensiero di aver stretto in cuore la mia Parigi, a mezzanotte.